CHE COS’È L’AMORE

All’inizio pensavo fosse un turbine. Qualcosa di potente che dovesse scuotere non solo i sensi. E che dovesse durare per sempre. Perché all’inizio tu pensi che sia per sempre. Sempre. E non lo pensi. Lo credi. E magari ti adoperi perché sia per sempre. Magari parti bene. Magari lei assomiglia alle principesse delle favole. Perché l’amore è una favola.

E mi ricordavo l’incanto della Pioggia del Pineto di D’Annunzio, l’ultimo anno di liceo. Perché la poesia è degli uomini. Perché cercano parole suadenti per raccontare l’amore alle donne. Che la poesia invece la vivono. Sempre. E per sempre. Anche quando sono scanzonate, e sono tristi, e hanno sofferto.

E mi ricordo la favola bella, che oggi m’illude. E mi ricordo di Ermione. E mi ricordo i suoi occhi, perché la mia Ermione aveva degli occhi, dei capelli, un sorriso, delle movenze, tutte reali.

Perché per me quell’amore era una Musa, non una semplice donna, se dire semplice può essere vero.

E mi ricordo una canzone di David Bowie che raccontava di Ermione. E il duca bianco con la sua voce effettata. E quella chitarra decadente. E gli occhi di lei, e i suoi baci. E quei versi, scritti tanto tempo dopo su un pezzo di carta. Da lei a me. Da una donna ad un uomo. Così. Perché si ricostruisse il sogno.

E dopo un’altra, un’altra ancora.

E nuove poesie, o sempre quelle perché l’amore è ricercare la stessa donna in tutte le donne.

Finché non la si incontra.

Perché in realtà non la incontri. Non esiste davvero. La ricordi. Perché è dentro di te.

E allora ti confondi, perché nessuna fuori sembra reale.

E allora non è reale neanche quella dentro di te.

E allora ti giochi la carta dell’intelligenza, del fascino.

E allora ti inventi una favola bella. Una nuova favola bella.

E ti dici: no, non possono essere degli occhi, perché quelli non sono occhi. Sono immagini che assomigliano a ricordi. E non si gioca una vita sui ricordi.

E quindi pensi che sia questo, e le affinità elettive. E magari funziona.

Ma poi ti reinventi troppe volte. E non si fa così.

E poi reincontri ancora quegli occhi, quello sguardo. Quella principessa dei sogni…

E ci ricadi.

Stavolta, però, prima, finisci il caffè.

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